Credo che la riluttanza alla pista ciclabile (a questo punto in qualsiasi zona della città), sia dovuta al forte pregiudizio che la strada sia solo per i mezzi motorizzati che hanno priorità e dominio. Ammettiamolo! Nella nostra testolina è così. L’evidenza è l’atteggiamento di arroganza che si manifesta per es. con colpi di clacson “gratuiti”, come a dire “Togliti di mezzo!” ed anche le moto che rombando esprimono la stessa cosa. Allora punto 1^: LA STRADA E’ DI TUTTI!! A mio avviso ci dovrebbe essere questa scritta in tutti gli accessi alla città, ma anche nelle scuole guida e come premessa del codice della strada e soprattutto ce lo dobbiamo scrivere in testa. Dobbiamo farcene una ragione per la civile convivenza e per l’auspicato salto di qualità culturale e comportamentale sulle nostre strade. E poi siamo sempre noi: adesso automobilisti, poi ciclisti, pedoni, motociclisti. Basta con la classificazione in base al mezzo che guidiamo: siamo tutti uguali con gli stessi diritti e doveri.
Vorrei considerare insieme la definizione di pista ciclabile: “E’ un percorso protetto o comunque riservato alle biciclette, dove il traffico motorizzato è escluso. Lo scopo di questi è separare il traffico ciclabile da quello motorizzato e da quello pedonale, che hanno velocità diverse, per migliorare la sicurezza stradale e facilitare lo scorrimento dei veicoli. Il codice della strada prevede che i ciclisti utilizzino una pista ciclabile quando disponibile. Talvolta lo stesso percorso deve essere condiviso tra ciclisti e pedoni, e viene detto di conseguenza "ciclo-pedonale".
Lo scopo è anche quello di promuovere l’uso della bicicletta silenziosa e non inquinante. A chi pensa che non siano tanti i ciclisti urbani abituali, vorrei dire che per il momento è così. Consideriamo quanti non si sentano sicuri, ma che con le piste ciclabili (e non solo quella di V.le Unità d’Italia), si farebbero coraggio. Il bacino d’utenza potenzialmente è molto alto al punto che addirittura credo che ci sarebbe più traffico sulle piste che sulle carreggiate. E magari succedesse!! Il goal sarebbe proprio se tante persone che usano individualmente ed abitualmente l’auto per raggiungere il centro, utilizzassero invece la bici, il treno, il bus o i piedi.
Non chiamatemi sognatore, perché io vivo già questa realtà assieme a molti altri. Piuttosto finiamola di fare i“piagnoni”o come si dice da noi “le chiangiamìnue!”.
Nunzio NatuzziVorrei considerare insieme la definizione di pista ciclabile: “E’ un percorso protetto o comunque riservato alle biciclette, dove il traffico motorizzato è escluso. Lo scopo di questi è separare il traffico ciclabile da quello motorizzato e da quello pedonale, che hanno velocità diverse, per migliorare la sicurezza stradale e facilitare lo scorrimento dei veicoli. Il codice della strada prevede che i ciclisti utilizzino una pista ciclabile quando disponibile. Talvolta lo stesso percorso deve essere condiviso tra ciclisti e pedoni, e viene detto di conseguenza "ciclo-pedonale".
Lo scopo è anche quello di promuovere l’uso della bicicletta silenziosa e non inquinante. A chi pensa che non siano tanti i ciclisti urbani abituali, vorrei dire che per il momento è così. Consideriamo quanti non si sentano sicuri, ma che con le piste ciclabili (e non solo quella di V.le Unità d’Italia), si farebbero coraggio. Il bacino d’utenza potenzialmente è molto alto al punto che addirittura credo che ci sarebbe più traffico sulle piste che sulle carreggiate. E magari succedesse!! Il goal sarebbe proprio se tante persone che usano individualmente ed abitualmente l’auto per raggiungere il centro, utilizzassero invece la bici, il treno, il bus o i piedi.
Non chiamatemi sognatore, perché io vivo già questa realtà assieme a molti altri. Piuttosto finiamola di fare i“piagnoni”o come si dice da noi “le chiangiamìnue!”.
Bari, 15 giugno 2008