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martedì 16 dicembre 2008

La "due ruote" a Bari ha la sua vera storia.

Qualche giorno fa da un meccanico di bici ho conosciuto il Sig. Mario, storico meccanico di bici a Bari. Ne avevo sentito parlare perché in famiglia è conosciuto. Così gli ho chiesto chi sono stati i primi produttori/rivenditori di bici a Bari. Quindi mi ha elencato: De Trizio, De Fano, Di Gregorio, Cascella, De Marzo, Mannarini, e non so se ce ne sono altri. Raccontava che poi andava in Calabria a consegnare le bici. Altri tempi che forse noi per poter capire, potremmo vedere per es. il film “Ladri di biciclette” di De Sica. Che strano! Chi non aveva la bici non poteva lavorare. Oggi si crede che senz’auto non si vive. Però chissà forse un po’ si sta tornando a quei tempi e chi lavora nei centri città, sta cominciando a considerare di più la bici.
Comunque è interessante raccogliere queste testimonianze e stimare quanti ancora oggi, da una loro passione per la bici, continuano e non senza difficoltà, ad avere un’attività che sia un negozio o un’officina. Col Sig. Mario si ricordava il compianto Sig. Ciccillo Viterbo che aveva un noleggio di bici. Io ho un bel ricordo personale di quest’uomo settantenne arzillo come pochi andando in bici e facendo le scale. Raccontava (come farebbero tutti i nostri nonni) di come ci si muoveva a piedi e in bici per lunghi percorsi.
Oggi c’è il Sig. Tommaso a cui porto la mia bici ed è bello vedere le coppe in bella mostra e sapere che esce in bici la domenica. Ecco, non sarebbe male se si tenesse memoria anche con delle fotografie, di fatti e persone che hanno rappresentato la storia della bicicletta nelle nostre città. Non solo campioni sportivi o produttori storici, ma anche i meccanici di quartiere così preziosi, specie se ci sono sempre più persone che vanno in bici. Credo che rappresentino un patrimonio importante per la società che si “rinnova energeticamente” riscoprendo la bici.

sabato 13 dicembre 2008

Storia delle “due Ruote” di Bari

Nel 1871 era già possibile giocare con una cadenza settimanale su 7 ruote, quelle di Firenze, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Torino e Venezia.
Le due “Ruote di Bari” nascevano poco dopo, il 2 maggio 1874. Da allora le estrazioni si sono susseguite senza interruzioni, neppure in occasione della seconda guerra mondiale.
Le due ruote pugliesi sembrano avere "un debole" per i numeri ritardatari. Tra il 1956 e il 1960 il numero "55" (tubo orizzontale), non uscì per 197 estrazioni consecutive, un vero record, superato in seguito dai 202 ritardi del famoso "8" (due ruote “verticali”) sulla ruota di Roma.
Un'altra emozionante "caccia al ritardatario" si verificò nel 2000, quando il "31" (fine del mese), estratto finalmente il 19 Aprile dello stesso anno, regalò vincite per oltre mille miliardi delle vecchie lire a tutti i possessori delle due ruote baresi.
Questi non accusarono alcun danno dal cambio lira/euro e da qualsiasi governo alternatosi da allora ad oggi. Grazie al loro “estro” messo in “azione” (“estrazione” appunto), la città si è sempre più arricchita e sta riducendo notevolmente il ritardo di buoni numeri, tanto da farla concorrere con le principali città italiane, alla vincita del primo premio, potendo contare su combinazioni vincenti studiate da ingegnosi sistemisti.
Tratto da “CicLottomatica – vincere non è solo questione di natica.”
N. Natuzzi

venerdì 12 dicembre 2008

Ti piace vincere facile? Gira due ruote…sulla "Ruota di Bari".


“Ti piace vincere facile? Bom xibom xibom bom bom…Vinci spesso, vinci adesso.”
Spot TV ed anche negli schermi delle stazioni ferroviarie con la musichetta che si ficca nel cervello. La fortuna ci stuzzica sempre. Essa ci tenta e noi la tentiamo. Vincere facile è un sogno nel cassetto della maggior parte di noi. Ritrovarsi arci milionari dalla sera alla mattina, magari vincere anche solo qualche migliaia di euro, per comprarsi una casa, togliersi un po’ di debiti, un’auto nuova, un viaggio; tutte cose assolutamente legittime. Poi i programmi tv con quiz, pacchi e contro pacchi, lotterie, ecc. Ci si immedesima nei concorrenti - indovinando da casa saremmo tutti milionari. Poi si dice: “La fortuna è una ruota che gira” potrebbe fermarsi su di me. Perché non cercare un aiutino dall’Alto?
E allora mo te lo do io!! Non so se è dall’Alto, ma sicuramente è “Terra, Terra”.
La mia riflessione è appunto sulle ruote che girano, però ovviamente penso alla bici. Riguardo il gioco, le scommesse, credo che l’esagerazione sia uno dei mali che affliggono la nostra società e talvolta coinvolge a spirale, persone non proprio benestanti. Se invece (specie quest’ultime) cercassero di risparmiare anche un euro al giorno, credo che la fortuna piuttosto che tentarla, la accumulerebbero! Tutti sappiamo molto bene quanto l’auto assorba gran parte delle nostre entrate finanziarie. Riducendo l’utilizzo avendo sempre più delle valide alternative (a piedi, bici, bus, treno, metro, car sharing-pooling), davvero si risparmiano un bel po’ di soldini. E’ così facile! Non ti piace vincere facile così? Vinci “sempre”, vinci adesso. Bom xibom, xibom bom bom!
E vai!... in bici…canta con me:

Gira due ruote, yeah yeah
Gira due ruote, yeah yeah
La fortuna puoi trovare anche tu!

Gira due ruote, yeah yeah
Gira due ruote, yeah yeah
E se vinci ti diverti di più!

Nunzio Natuzzi

"Ruota di Bari", 22 novembre 2008

venerdì 5 dicembre 2008

La Pietra “Ciclosofale” - Il Trullo

Il Trullo - La Pietra Ciclosofale
La Pietra Ciclosofale (in latino lapis cyclussophorum) è, per eccellenza, la sostanza mitologica simbolo dell'alchimia.
La Pietra Ciclosofale sarebbe dotata di tre proprietà straordinarie:
1. fornire un elisir di lunga vita in grado di conferire l'immortalità e di dare la panacea universale per qualsiasi malattia;
2. far acquisire l'"onniscienza" ovvero la conoscenza assoluta del passato e del futuro, del bene e del male (cosa che spiegherebbe anche l'attributo di "ciclosofale");
3. la possibilità infine di trasmutare in BICI D’ORO i mezzi motorizzati fatti di metalli “vili” (proprietà che ha colpito maggiormente l'avidità popolare).
STORIA:
Il concetto ha apparentemente avuto origine dalle teorie dell'alchimista musulmano Geber (Giabir ibn Hayyan). Egli analizzò ciascuno dei quattro elementi aristotelici (fuoco, acqua, terra, aria) nei termini delle quattro qualità di base: caldo, freddo, secco e umido. In questo modo, il fuoco era caldo e secco, la terra fredda e secca, l'acqua fredda e umida, e l'aria calda e umida. Teorizzò inoltre che ogni metallo fosse una combinazione di questi quattro principi, due di questi interiori e due esteriori.
La credenza nel "triplo potere" della Pietra Ciclosofale avrebbe radici profonde; la Bici d’Oro, essendo considerata "immortale", capire come produrla a partire da auto/moto metalliche “vili”, significa comprendere come rendere immortale un corpo mortale. L'oro inoltre è simile alla luce che è simile allo spirito. Trasformare tutti i metalli in oro significa quindi trasformare la materialità in spirito.
Per secoli e secoli alchimisti e scienziati hanno rivolto tutti i loro sforzi alla ricerca della pietra, specialmente durante il Rinascimento.
Nonostante l'enorme potere di “arricchimento” che la pietra conferisce ai Bici-alchimisti, costoro tuttavia sono tenuti ad usarla per scopi strettamente umanitari, dovendo essi sviluppare un senso morale parallelo all'elaborazione della pietra e che costituisce anzi una condicio sine qua non per la riuscita finale del loro operare.
Per ottenere la Pietra Ciclosofale pare si debba adoperare un forno speciale denominato athanor (dall'arabo al-tannūr, "forno"), ancora in uso negli antichi panifici paesani, la cui visita è d'obbligo.
La Pietra Ciclosofale non era tuttavia l'oggetto di semplici leggende, di visioni utopiche, o di desideri avidi: la Bici d’Oro infatti era ricercata soprattutto per essere utilizzata come catalizzatore nelle reazioni chimiche (per portare a termine le trasformazioni), ed è da sempre apprezzata come l'unico mezzo metallico conosciuto in grado di restare inalterabile nel tempo.
Tratto da "Bikipedia" - la "Ciclo-Pedia" libera.
N. Natuzzi