Domenica 20 luglio sono stato nella città vecchia di Taranto, uno dei borghi antichi più belli delle città pugliesi. Ho iniziato il mio ciclo-giretto da Gioia del Colle verso Castellaneta – visita al centro storico – foto con Rodolfo Valentino accanto alla mia bici e sembrava che la statua avesse tanta voglia di salire in sella e girare magari un film d’altri tempi a ritmo di bici-tango. Vabbè, dopo le foto rituali (anche sulla gravina, la ferrovia dismessa e il bel panorama sul golfo di Taranto), mi avvio appunto laddove arriva il mio sguardo: Taranto.
Come uno dei tanti falchi grillai che trafficano il cielo, comincio a volare scendendo in picchiata verso il mare. Faccio un percorso interno tra agrumeti e uliveti ed arrivo a Castellaneta Marina. Bella località immersa nella pineta, bel mare sabbioso ed anche una pista ciclabile. Intravvedo le alte gru e le ciminiere di Taranto e mi avvio lungo la complanare della 106 Jonica fino a Taranto.
All’arrivo in città non è proprio una "Bellavista" a dispetto dell'omonima stazioncina proprio alle porte. Immagino che originariamente la bella vista ci fosse eccome, ma oggi sa tanto di beffardo, sarcastico e va proprio a sfottere chi vi arriva e soprattutto ci vive. Ci sono industrie di ogni tipo con cisterne, torri che sputano fiamme, smog e chissà a mare cosa diavolo scaricano. Sembra un film dell’orrore con giganteschi mostri di ferro. In mezzo a tutto ciò, scopro una chiesa antica con un bel giardino (S.Maria della Giustizia) e vicino un cartellone “Itinerario Magna Grecia - Zone Archeologiche - Taranto”. E che ci fanno qui ‘sta chiesa, ‘sto cartello!
Un attimo dopo penso che è vero il contrario: “Che ci fanno tutte ‘ste industrie come mostri inquinanti a colorare di rosso il poco verde rimasto di una città fantastica? Lo so che la storia è lunga…Visito il borgo antico – scatto delle foto. Ma perché fare delle foto a degli edifici fatiscenti col rischio che qualche calcinaccio mi cada in testa? E poi…non proprio il massimo della pulizia tra le case diroccate e abbandonate. E i suoi abitanti? Ho fatto amicizia. Passo davanti a qualche cagnone e mi chiedo se i proprietari hanno il porto d’armi visto che l’utilizzo sembra quello. Comunque è lo stesso in molte città vecchie specie vicino al porto. Qualcuno appostato mi intima che è meglio che mi sbrighi a passare perché potrei farmi male, indicandomi i sostegni in legno tra le due pareti delle palazzine. Ma il messaggio è certamente un altro. Però qualche piazzetta e palazzina già ristrutturate e addobbate con fiori e piante, le ho viste.
Qual è lo scopo del mio andare lì con la bici e fotografare il degrado, il pericolo e poi raccontarlo a voi? Nel mio piccolo credo di fare qualcosa di buono semplicemente passando in silenzio con la bici, salutando, scambiando qualche parola, battuta. Fermandomi, ammirando e fotografando le cose che ritengo interessanti, stimolo la gente che mi vede, a rendersi conto della ricchezza che ha anche se tutti direbbero che al momento è uno schifo. E’ un incoraggiamento a voler bene a sé stessi e alla loro città. Credo che a Bari stia succedendo questo. Tutte le persone sensibili a queste cose devono pur essere stimolate a incoraggiare la gente del posto. Credo che già lo facciano; è chiaro che non è che adesso viene ‘sto barese qua e fa il salvatore con la bici. Eppure io vorrei fare proprio questo: né salvatore, né eroe, ma solo per il fatto che sono lì con la bici, lascio il segno. E bisogna continuare ad andarci. Mi rendo conto che non è per niente facile cambiare certe situazioni dove il male l’ha fatta da padrone. Però voglio essere uno che crede, non nell’evidenza come realtà ineluttabile, ma nella realtà come dovrebbe essere. Guardando le foto delle case nel degrado, le panchine del lungomare rotte, la sporcizia, delinquenza, ecc. non godo di questo e né voglio divertirmi a denunciare, ma mi alleno a credere, a vedere quelle case ristrutturate, pulite, valorizzate, la gente che partecipa alla rinascita della propria città e poi anche i viaggiatori, turisti che realizzano e portano nei loro cuori e a casa, una bella esperienza di vita.
Finchè avrò voglia e salute, vorrei sempre dare questo senso ai miei bici-viaggetti e sarete d’accordo con me che il racconto di questo tipo di approccio col territorio e la gente, fa riflettere quest’ultima a credere in queste forme costruttive di turismo. Coloro che le praticano non sono turisti mordi e fuggi, distratti, curiosi solo per deridere, giudicare e allontanarsi in fretta. Soprattutto non hanno paura. Per me turismo non è solo fare foto alle cose rinomate, acquistare souvenir, ristoranti e hotel; è contatto e conoscenza diretta del Territorio,del Paesaggio, le Persone. Rispettarli e farne parte è l'obiettivo!
Ciao,
Nunzio.