Muoversi da soli dalla nascita...
Dallo stare in braccio, poi si esclama come gli esploratori: Terra! Terra! Gattonando si scopre il movimento, il territorio e poi in piedi: un passo dopo l’altro fino al traguardo. Meravigliosi i bimbi che passano da una fase all’altra; ognuno dovrebbe avere la possibilità di rivedersi da adulti. Il movimento e la conoscenza iniziali del territorio non è con mezzi motorizzati ma con il proprio corpo, percorrendolo e toccandolo con mani e piedi. E’ ovvio ma teniamolo a mente. L’uomo, il territorio, il tempo e lo spazio a sua misura. Poi la voglia di scoprire terre nuove, più lontane. Il mezzo a motore è l’invenzione che lo permette, riducendo il tempo. E’ straordinario (anche se molti ”buoni camminatori a piedi o in bici” obietterebbero).
Da piccoli si inizia a camminare, poi la bici (solo per gioco), da ragazzi un po’ a piedi, bici e mezzi pubblici, fino all’agognato “salto di qualità” con moto e auto che diventano status symbol. Ho sentito un ragazzo che andava in bici e ora in moto: “Meglio la moto almeno non mi stanco!”. Sigh! Si segue questo percorso obbligato e accettato passivamente da tutti, pena l’emarginazione. Sicuri che questa escalation sia sinonimo di progresso, evoluzione, crescita, maturità? Rispondete voi. Con la patente si dovrebbe diventare utenti completi e consapevoli della strada. Anche solo se si va in bici o a piedi a tutte le età, si deve conoscere il codice della strada, almeno le nozioni di base. Chi gira con auto o moto non è detto che sia utente maturo della strada. Talvolta è il contrario. In definitiva, è errato che la strada sia appannaggio di utenti motorizzati che la fanno da padrone. Resettiamo la mentalità a riguardo. LA STRADA E’ DI TUTTI! Si deve tutelare di più chi si muove a piedi, con la bici e i mezzi pubblici perché mostra maturità umana, culturale, ecologica. Quindi per andare avanti dobbiamo tornare “indietro” per così dire, all’infanzia, quando scoprendo il mondo attorno, abbiamo iniziato a camminare e pedalare allegramente. Infatti molti pensionati sono ben lieti di camminare ed inforcare di nuovo la magnifica bici. Allunga la vita e fa tornare al periodo di solito considerato più felice: l’infanzia. Capendo che è la soluzione migliore (specie nei brevi tratti in città), perché non cambiare subito? Non aspettiamo l’età della pensione per “rimbambire” ovvero “rinsavire” , crescere e maturare! Ad ogni età, se comprendi che usare sempre il mezzo privato motorizzato in città è indice di regresso e non progresso, che aspetti… molla l’auto”immobile”! A piedi, con bici e mezzi pubblici, ti muovi più velocemente, risparmi, fai attività fisica, respiri e fai respirare, non fai rumore, meno stress da traffico, parcheggio! L’auto la usi solo negli spostamenti più lunghi, fuori città o in combinazione (parcheggi periferici e si entra in centro diversamente). Molti (pendolari o turisti) fanno lunghi percorsi anche senz’auto! Non è pazzia, è la realtà di persone come me che hanno cominciato a fare il primo passo (mollare l’auto), e poi ne hanno messo un altro e poi un altro e poi… km e km di strada a piedi e in bici, molto più di quelli che con l’auto siano capaci di fare.
Nunzio Natuzzi
Bari, 2 Luglio 2008
Da piccoli si inizia a camminare, poi la bici (solo per gioco), da ragazzi un po’ a piedi, bici e mezzi pubblici, fino all’agognato “salto di qualità” con moto e auto che diventano status symbol. Ho sentito un ragazzo che andava in bici e ora in moto: “Meglio la moto almeno non mi stanco!”. Sigh! Si segue questo percorso obbligato e accettato passivamente da tutti, pena l’emarginazione. Sicuri che questa escalation sia sinonimo di progresso, evoluzione, crescita, maturità? Rispondete voi. Con la patente si dovrebbe diventare utenti completi e consapevoli della strada. Anche solo se si va in bici o a piedi a tutte le età, si deve conoscere il codice della strada, almeno le nozioni di base. Chi gira con auto o moto non è detto che sia utente maturo della strada. Talvolta è il contrario. In definitiva, è errato che la strada sia appannaggio di utenti motorizzati che la fanno da padrone. Resettiamo la mentalità a riguardo. LA STRADA E’ DI TUTTI! Si deve tutelare di più chi si muove a piedi, con la bici e i mezzi pubblici perché mostra maturità umana, culturale, ecologica. Quindi per andare avanti dobbiamo tornare “indietro” per così dire, all’infanzia, quando scoprendo il mondo attorno, abbiamo iniziato a camminare e pedalare allegramente. Infatti molti pensionati sono ben lieti di camminare ed inforcare di nuovo la magnifica bici. Allunga la vita e fa tornare al periodo di solito considerato più felice: l’infanzia. Capendo che è la soluzione migliore (specie nei brevi tratti in città), perché non cambiare subito? Non aspettiamo l’età della pensione per “rimbambire” ovvero “rinsavire” , crescere e maturare! Ad ogni età, se comprendi che usare sempre il mezzo privato motorizzato in città è indice di regresso e non progresso, che aspetti… molla l’auto”immobile”! A piedi, con bici e mezzi pubblici, ti muovi più velocemente, risparmi, fai attività fisica, respiri e fai respirare, non fai rumore, meno stress da traffico, parcheggio! L’auto la usi solo negli spostamenti più lunghi, fuori città o in combinazione (parcheggi periferici e si entra in centro diversamente). Molti (pendolari o turisti) fanno lunghi percorsi anche senz’auto! Non è pazzia, è la realtà di persone come me che hanno cominciato a fare il primo passo (mollare l’auto), e poi ne hanno messo un altro e poi un altro e poi… km e km di strada a piedi e in bici, molto più di quelli che con l’auto siano capaci di fare.
Nunzio Natuzzi
Bari, 2 Luglio 2008